🔴 Riflessioni sui rischi per la salute (pubblica) nel secolo che globalizza tutto (dalla lettura dell’ultimo rapporto Legambiente sulla qualità dell’aria italiana e veneta alcune riflessioni necessarie)
– a cura di Francesca Benvegnù, responsabile Dipartimento Socio Sanitario dello Spi Cgil Metropolitano Venezia.
🌍La globalizzazione del clima e dell’inquinamento sta portando nuovi Virus 😷e vecchi vettori alla ribalta dello scenario sanitario e le malattie cronico-degenerative a livelli insostenibili, e umanamente insopportabili, anche nei migliori sistemi sanitari del mondo. Tutto ciò nello sviluppo dell’intelligenza artificiale e di tecnologie capaci di risolvere problemi di impensabile complessità. Ma perchè tutto questo, benchè evidente, non si traduce in cultura e politiche del risanamento, se non di salute universale? Questa è, in sintesi, la domanda madre che l’uomo e la polis dovrebbero farsi. Ci stanno tentando, contro il demerito di una politica mondiale fallimentare, la generazione dei bambini e adolescenti che aspirano a vivere, semplicemente vivere. Basta pensare all’imbarazzante confronto di Davos, dove Greta e il suo seguito sono stati insultati come un complotto disfattista…
Facciamo qualche considerazione iniziale.
Che il pianeta e i territori, con diverse specificità ma tutti, siano malati e bisognosi di cure è consapevolezza degli uomini onesti e consapevoli. Chi li nega è il vero untore di questa epoca della Terra e dei suoi viventi, ogni genere compreso, ma soprattutto quello dell’uomo, che a dirlo Sapiens oggi sembra una colossale falsità.
Le politiche energetiche, hanno ragione Greta e i ragazzi del venerdì, non sono globalmente indirizzate come dovrebbero: ad es. è di questi giorni la imminente apertura della più grande miniera di carbone in Australia, fino a poco tempo fa data come continente dalle città più vivibili del pianeta. E’ una sfida beffarda agli scenari climatici, previsti dalla maggior parte degli esperti mondiali.
E che dire del nostro Veneto, considerato al top fra le regioni italiane per il sistema sanitario 👩⚕️👨⚕️ e sociale e per una economia, in difficoltà, ma sempre fra le migliori. Uno sguardo obiettivo, anche volessimo non accettare in toto l’allarme di Lega Ambiente, ci mostra che siamo immersi in aria, acque e suoli inquinati più che altrove, e ai livelli più alti dell’Europa di cui condividiamo i determinanti di salute: ambiente, economia e cultura. In cosa abbiamo sbagliato e dove sta la cura più urgente? E’ presto detto: non abbiamo tanto bisogno di centri sanitari di eccellenza, che ci regalano qualche anno di vita in più magari di qualità scadente, quanto di pianificazioni preventive, che applicano le misure sui fattori di malattia. E qui diventa drammatico il peso della qualità del nostro ambiente di vita: biofisico, in primo luogo (aria, acqua, suolo, abitato che riverberano anche su qualità dei cibi), e poi organizzativo, cioè come è impostato l’ambiente di lavoro, la mobilità, la fruizione di ambienti sociali necessari, come abitazioni, asili scuole ecc..
Tornano i vecchi temi dell’Igiene pubblica, aggravati dai nuovi rischi come le dipendenze e gravi disadattamenti sociali, e molto più che nel 900 come le malattie della Nocività. Oggi ormai cronica e forse anche risultato di una “degenerazione” molecolare diffusa, dovuta a fattori chimico-fisici moltiplicati all’inverosimile.
Allora appare chiaro anche ai “bambini di Greta” che senza cure immediate sull’ambiente le loro aspettative di vita sono infauste, per usare un termine del lessico sanitario.
E quindi, nella regione che ha abbandonato la deroga per l’atrazina per ultima, che ha dato un gran contributo all’avvelenamento da metanolo, che non ha provveduto in tempo alla lotta ai PFAS, che sacrifica la sua splendida pedemontana al prosecco, che non ha provveduto per tempo a scongiurare l’inquinamento dei fanghi di laguna dalle diossine, e dai gessi in mare, che ha il tasso per abitante di asfalto e cemento fra i più alti d’Europa, in questa peraltro meravigliosa regione che vogliamo fare, se non ricominciare a far funzionare davvero la Prevenzione dei rischi di malattia? Chiunque abbia governato le politiche sanitarie e sociali nel quarantennio del SSN, non ha compiuto fino in fondo il suo dovere, nel modo in cui era stato indicato dai “costituenti” della sanità universale italiana.
Le promesse non bastano e le scarse finanze diventano un alibi, in un mondo di liberismo non controllato, nonostante la sostenibilità, in sè fattore anche di sanità collettiva, sia diventato legge dello stato: col modello 231 del 2001 sulla responsabilità sociale dell’impresa. Usciamone fin che siamo in tempo, attraverso la porta maestra della sanità pubblica, che è mettere la salute al centro di ogni azione politica.
Francesca Benvegnù, responsabile Dipartimento Socio Sanitario dello Spi Cgil Metropolitano Venezia