Anche per il 2025 la strada appare già segnata. Il governo si avvia ancora una volta a trattare i pensionati come bancomat per far quadrare (per quanto possibile) i conti. La strategia, ovvio, è sempre la stessa: tagliare la rivalutazione sulle pensioni superiori a 4 volte il trattamento minimo, negando così a migliaia di ex lavoratori che hanno sempre pagato i contributi, il completo adeguamento degli assegni previdenziali al costo della vita.
Nel Veneziano il provvedimento andrebbe a coinvolgere circa 43 mila pensionati, un quinto del totale. Fra questi, la metà (circa 20 mila pensionati) rientra in una fascia di reddito che oscilla fra i 2500 e i 3000 euro lordi mensili. Se si seguirà lo schema dello scorso anno, queste persone riceveranno una rivalutazione all’85%, con un taglio dunque del 15%. Una vera e propria beffa perché, come spiega Daniele Tronco, segretario generale dello Spi Cgil Metropolitano, “parliamo di insegnanti, operai specializzati, infermieri, tecnici, turnisti di vari settori, che dopo aver lavorato 40 anni pagando tutti i contributi, sono andati in pensione. Non sono nababbi, come pensa il governo. Ma anziani che portano a casa assegni medi netti di 1.700 euro e che sono stati messi in ginocchio, come gli altri, dall’inflazione. Negando il diritto a una rivalutazione piena, si riduce di fatto il loro potere d’acquisto”.
Anche se quest’anno l’inflazione non registra i picchi del 2023 e soprattutto del 2022, i prezzi sono comunque in aumento soprattutto sul carrello della spesa e sui trasporti, che sono due settori “strategici” per i circa 227 mila pensionati veneziani. “Nel 2024 i rincari sono stati meno rilevanti dei due anni precedenti – sottolinea il segretario generale del sindacato dei pensionati della Cgil Metropolitana -. Ma in ogni caso ci sono e si aggiungono a quelli registrati nel 2022 e nel 2023. Ricordiamo che i pensionati veneziani, solo nel 2023, hanno sborsato mille euro in più del 2022 e addirittura 2500 euro in più del 2021. Il taglio all’indicizzazione rappresenta un’ingiustizia che pesa sulle tasche di troppe persone”.
Lo Spi Metropolitano rilancia dunque l’appello già formulato dalla Cgil nazionale. “Chiediamo all’ esecutivo di aprire un confronto serio sulle pensioni – prosegue Tronco -. È inaccettabile che da un anno non ci sia un dialogo con le parti sociali su un tema così delicato. Tutte queste notizie sono irricevibili. È tempo che il Governo smetta di fare cassa sulle spalle di chi ha lavorato una vita e di chi sta per andare in pensione, visto che, sempre secondo le prime indiscrezioni, l’esecutivo Meloni ha in mente provvedimenti che andranno a colpire anche i pensionandi”.