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Presentato a Mestre “Il banco vuoto”

Musica struggente, quella del Minimal Klezmer Trio, come passi di danza su pavimenti di legno scuri e odorosi di cera. Miscuglio di tradizioni. Ti sembra di vederli ballare, uomini e donne dai volti sconosciuti, con occhi segnati da tristezze ataviche. Miscuglio di musica ebraica, rumena, russa, greca, bulgara, zingara. E jazz.

Queste le sonorità, che preludono e introducono a “Il banco vuoto” libro scritto da Maria Teresa Sega e presentato a Mestre il 30 gennaio, all’Officina del Gusto.

L’iniziativa, che rientra nella Giornata della Memoria 2019, organizzata dalla Lega Spi Cgil di Mestre e dalla Lega Laguna di Favaro, ha visto i racconti dei relatori intrecciarsi con la commozione dei numerosi e attenti partecipanti.

“Per lo Spi, storia e memoria fanno parte del nostro Statuto e queste iniziative sono importanti in un Paese, che sembra aver perso la memoria” – ci ricorda Daniele Tronco, segretario dello Spi Metropolitano di Venezia, affiancato da Marco Borghi, direttore Iveser, per il quale “Il pericolo maggiore è essere ritornati al concetto individuale anziché collettivo. La memoria funziona se è una lampadina sempre accesa. Penso che la storia non si ripeta, ma la cattiveria degli uomini sì”.
Per Mario Bonifacio, partigiano –”Dobbiamo avere memoria storica. Ci sono le stesse condizioni perché la destra vada al potere come in Germania, a seguito della grande crisi economica del ’29. Anche oggi c’è una crisi economica e Salvini sta giocando a suo favore con il dramma dei migranti. Erika Mann, scrittrice antifascista figlia di Thomas Mann” – ricorda Bonifacio – “fu la prima a capire l’importanza della propaganda. E’ iniziato piano pano, per poi culminare con la Notte dei Cristalli. Il tutto nel silenzio di tutti, Chiesa cattolica compresa. Quando si dice prima gli italiani è un inizio molto preoccupante. Impegniamoci per le elezioni europee” – conclude Bonifacio.
E’ Paolo Navarro Dina, giornalista e consigliere della Comunità ebraica di Venezia, ad addentrarci nel testo. “Il libro parla soprattutto di bambini, messi all’indice, cacciati da scuola, che scoprono di essere altro. Questo libro è un tesoro, con alcune delle storie inedite e sono un quadro dentro alla cornice conosciuta. Finalmente un quadro importante. Di persone, in carne e ossa. E’ un colpo al cuore – continua il giornalista – con disegni, carte d’identità, una testimonianza vivente”.

“Io c’ero e non ero nemmeno troppo piccolina, avevo 13 anni” – racconta emozionata Olga Neerman – avevo tre amiche del cuore e nessuna di loro mi ha mai chiesto perché non andavo più a scuola con loro. Io posso raccontare perché altri non hanno girato la testa, angeli sconosciuti che ci hanno aiutato nella fuga” – continua Olga con particolari sulle vicissitudini passate – ma tutto può succedere ancora. Ci si trasforma, si può diventare cattivi. Mi chiedo sempre: tu saresti capace di fare quello che ti fecero allora? Non lo so, rispondo”.

“Olga continua ad andare nelle scuole a raccontare” – ci spiega Maria Teresa Sega, autrice del libro – “io appartengo alla generazione del silenzio, cantavamo Guccini, ma nessuno ci ha mai parlato di questo. Il mio libro è una storia attraverso le storie, è un testo per far emergere le soggettività di questi bambini. Almeno restituire loro il volto. Il libro si apre con la storia delle sorelle Finzi. Il suo titolo si rifà ad Alba, con la sua amica che non l’abbandonerà mai e che riuscirà ad ottenere che quel banco di scuola rimanga vuoto, a memoria di una ingiustizia. Primo Levi le chiama “le piccole virtù”.” “Questo libro – continua l’autrice – non parla di lager. Penso, che le immagini dei bambini nella loro quotidianità interrotta siano più spiazzanti dei campi di sterminio. E poi c’è il tempo del ritorno alla vita, il tempo del ricordo. Ci vogliono dei decenni prima di raccontare e rielaborare i ricordi. E trovare le persone giuste disposte ad ascoltare. Ci vuole fiducia. La memoria funziona con l’inciampo. E anche una foto è un inciampo”.
“Come non avere più banchi vuoti?” chiede Paolo Navarro Dina. La risposta di Olga interpreta l’indignazione di tutti i presenti. “Ci sono anche adesso i banchi vuoti, magari con motivazioni diverse”.
E il pensiero va ai tanti bambini innocenti, allontanati brutalmente dal CARA di Castelnuovo di Porto.
Banchi vuoti. Sedie vuote. Come le squallide e colpevoli coscienze di chi ha condiviso questa barbarie.

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