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Città Metropolitane, Comuni, PNRR

Il Decreto del Ministero dell’Interno del 30/12/2021, che ha individuato i Comuni beneficiari dei fondi previsti dal PNRR per progetti di rigenerazione urbana e per la riduzione di fenomeni di marginalizzazione e degrado sociale, è stato oggetto di polemiche e prese di posizione nel paese e nella nostra città.

Su 2.418 progetti presentati 1784 sono stati finanziati per 483 enti locali. I requisiti per richiedere i contributi erano: popolazione superiore ai 15.000 abitanti; non capoluogo di Provincia o Città Metropolitana.([1])

L’attribuzione delle risorse, stante un ammontare di finanziamenti richiesti superiore alle disponibilità, è stata effettuata attraverso l’indice sintetico IVSM ([2])

Tra i 483 comuni beneficiari dei fondi sono entrati solo 5 comuni veneti con 24 progetti (S. Bonifacio, Montebelluna, Lonigo, Monselice, Conegliano) escludendo dal finanziamento ulteriori 206 progetti e tra questi anche quelli dei 14 comuni della Città Metropolitana di Venezia.

I Sindaci del Veneto e la Città Metropolitana di Venezia, con ordini del giorno e proteste, hanno preso posizione chiedendo la revisione dei criteri di assegnazione dei fondi basati esclusivamente sull’indice di vulnerabilità sociale e materiale, ritenuto non adeguato a rappresentare una complessità di degrado, di emarginazione e povertà diffusa nei comuni del centro – nord e nelle periferie delle città metropolitane del paese.

Con il Decreto Energia le istanze dei sindaci sono state accolte, sia con un incremento dei fondi di 905 milioni di € sia consentendo lo scorrimento della graduatoria delle opere ammissibili e non finanziate dal Decreto del 30 dicembre 2021, fermo restando il vincolo di attribuire almeno il 40 % delle risorse agli enti locali del Mezzogiorno.

Con Decreto 4 aprile 2022 del Ministero dell’Interno i Comuni della Città Metropolitana di Venezia che hanno beneficiato dello scorrimento sono stati 14 con l’assegnazione di contributi, distribuiti su 5 rate fino al 2026, la cui somma è pari a circa 54 milioni di € ([3])

Le polemiche sul PNRR, tuttavia, non si sono fermate alla protesta dei comuni esclusi dai primi finanziamenti, ma riguardano anche i Sindacati CGIL-CISL-UIL che,  stante l’importanza del PNRR come occasione irripetibile per risolvere la grave crisi sociale ed economica del paese, sostengono che non si possa prescindere dalla concertazione, dal confronto e dalla negoziazione con le parti sociali. Nel mese di dicembre del 2021 è stato sottoscritto il Protocollo per la partecipazione e il confronto nell’ambito del Piano di Ripresa e di Resilienza e del Piano Nazionale per gli investimenti complementari.

Sempre sul PNRR si sono espresse con un giudizio negativo anche le Associazioni Ambientaliste che denunciano la mancanza di politiche adeguate ad affrontare le emergenze in campo ambientale, climatico ed energetico

Infine criticità e limiti sono emersi nell’avvio del cronoprogramma predisposto per pianificare obiettivi, tempi, metodi, verifiche, limiti che peraltro erano già stati constatati in passato nella gestione dei fondi strutturali europei 2014 – 2020 ( circa 35 miliardi di €) come ha dimostrato la Commissione Europea nel reportsulla capacità di assorbimento” dei fondi assegnati, presentato lo scorso gennaio, che colloca l’Italia nelle ultime posizioni in Europa, rilevando che sono stati allocati l’80% dei Fondi Strutturali disponibili e spesi circa il 40%;

La sfida per il Paese è dunque enorme, impegnativa, difficile stante la quantità delle risorse disponibili (235 miliardi) che devono essere impegnate, attuate e realizzate in soli 5 anni entro il 2026.

I comuni e le città dovranno gestire ingenti risorse, attraverso bandi, gare e progetti,

per un importo di 66,4 miliardi di € , pari al 35 % di tutto il budget del piano.

La destinazione e assegnazione dei fondi per missione e tipologia di ente territoriale è documentata nelle allegate tabelle. Il ruolo degli enti territoriali si articola su più livelli: Partecipazione al Tavolo permanente per il partenariato economico, sociale e territoriale;soggetti attuatori per materie di competenza (asili nido, rigenerazione urbana edilizia scolastica, sociale):Soggetti beneficiari di iniziative finanziate dalle Amministrazioni Centrali (digitalizzazione);Collaborazione alla realizzazione di opere infrastrutturali di competenza di Ministeri e Regioni localizzati sul territorio.   Per il 2022 gli obiettivi del PNRR sono 102 (il doppio del 2021) con 47 che andranno centrati nei primi sei mesi dell’anno e 55 nella seconda parte del 2022.Le risorse degli enti territoriali allocate per missione mld. € M.1. Digitalizzazione, innovazione, competitività e cultura 3,1 M.2. Rivoluzione verde e transizione ecologica 19,7 M.3. Infrastrutture per una mobilità sostenibile 0,3 M.4. Istruzione e ricerca 9,8 M.5. Inclusione e coesione 18,5 M.6. Salute 15,1 Totale 66,4 Le risorse per tipologia di enti territoriali mld. € Altro 1,4 ASL e Aziende ospedaliere 15,1 Comuni e città metropolitane 28,3 Regioni 10,8 Regioni, Province e Comuni 10,8 Totale 66,4  

Nel primo semestre, tra i bandi e gli avvisi in corso ([4]) per le città metropolitane e i comuni, hanno assunto un certo rilievo i Piani Integrati e quelli relativi alla Transizione Digitale.

L’investimento per i piani integrati di 2.493 milioni di € per il 2022-2026 ([5]) è stato così finalizzato:

– riuso ecosostenibile di aree pubbliche e di strutture edilizie pubbliche;

– miglioramento del decoro urbano e del tessuto sociale, ristrutturazione degli edifici pubblici, sviluppo e potenziamento dei servizi sociali e culturali e promozione delle attività culturali e sportive;
– interventi finalizzati a sostenere progetti legati alle smart cities, con particolare riferimento ai trasporti ed al consumo energetico, al sostegno di tecnologie digitali con minori emissioni di CO2.

Le risorse sono ripartite tra le città metropolitane attraverso un indice sintetico che tiene conto della popolazione e dell’indice di vulnerabilità sociale e materiale.

I progetti da presentare, con un valore non inferiore a 50 milioni di €, erano ammessi per un solo Comune, per più Comuni (progetto a rete),  per Comuni e Città Metropolitane su aree urbane con IVSM superiore a 99

La Città Metropolitana di Venezia ha incentrato il piano integrato sullo sport, con il coinvolgimento di 28 comuni (5) collegati a 34 interventi ed un impegno di 333.792.685,57 di €, composto da un contributo di 139.637.277 di € dal PNRR e un cofinanziamento dei comuni coinvolti di 194.155.408,47 di €. Il pezzo forte è rappresentato dal Bosco dello Sport di Tessera con realizzazione di stadio, arena e completamento della nuova viabilità. Il 22 marzo scorso il piano integrato è stato approvato a maggioranza ed ha prodotto non poche polemiche anche in ragione delle possibilità che il piano di ripresa offre a Regioni, Comuni e Città Metropolitane su altri fronti quali, ad esempio, la riqualificazione e l’incremento del patrimonio pubblico destinato all’edilizia residenziale sociale.

Con Decreto 22 aprile 2022 del Ministero dell’Interno sono state assegnate le risorse ai soggetti attuatori dei piani integrati selezionati dalle Città Metropolitane. A Venezia è stato confermato il Piano Integrato per Sport Rigenerazione Inclusione nel territorio metropolitano veneziano “PIU’ SPRINT” dei 28 comuni selezionati.

Per la transizione digitale la novità è la pubblicazione, dal 4 aprile scorso, dei bandi per la digitalizzazione di 22.353 pubbliche amministrazioni locali con l’adozione e l’utilizzo delle piattaforme nazionali di “identità digitale – SPID e CIE” – “App IO” e “pagoPA”. I fondi previsti sono 750 milioni di € per pagoPa e AppIO, 285 milioni di € per identità digitali e 245 milioni di € per digitalizzazione degli avvisi pubblici. Le modalità di partecipazione sono su https://padigitale2026.gov.it/.

Per le utenze, i decreti di semplificazione hanno consentito l’attivazione di 27 milioni di SPID, 26 milioni di CIE, 24,5 milioni di AppIO e 4,3 miliardi di € con pagamenti online, utilizzando pagpPA. Nel 2021 gli accessi con SPID sono stati 570 milioni.

La descrizione delle attività avviate in corso d’anno, anno tra i più impegnativi per il PNRR, da una parte conferma la complessità, la difficoltà e la dimensione dei soggetti coinvolti a tutti i livelli istituzionali, progettuali, di controllo e verifica delle risorse utilizzate e dall’altra mette in evidenza, pur in presenza di novità ed elementi positivi e di coerenza con le strategie del Next Generation EU, la mancanza di un disegno e di un visione per il Paese , che unifichi città e territori.

La governance del PNRR, prevista da un apposito decreto, ha una struttura centralizzata che assegna le responsabilità a Palazzo Chigi, il controllo e la rendicontazione alla Ragioneria generale e gli interventi ai soggetti attuatori, Ministeri, Regioni ed Enti Locali. I poteri di indirizzo e coordinamento sono stati assegnati ad una cabina di regia a cui è affiancata una segreteria tecnica e l’istituzione di un Tavolo permanente per il partenariato economico, sociale e territoriale composto da Governo, delle Regioni, Enti locali, categorie produttive e sociali, università.

Per i Territori una governance non è stata definita né si sono sviluppate buone pratiche di coordinamento tra i soggetti attuatori dei territori per gestire aggregazioni accordi, tempi, scadenze e progetti del PNRR.

Questa assenza di governance si riflette su tantissimi comuni, in particolare quelli più piccoli con meno di 5000 abitanti, ma non solo ([6]), che non hanno competenze e risorse per essere parte in causa e protagonisti nell’utilizzo dei fondi.

Per sopperire ai limiti riscontrati, nella Conferenza Unificata del 30 marzo scorso, è stato previsto e definito un programma di assistenza tecnica “Capacity Italy” alle amministrazioni locali (Regioni, Provincie, Città Metropolitane, Comuni), composto da 550 esperti in tutte le discipline, al fine di partecipare ai bandi e all’attuazione del PNRR.

Le strategie e gli investimenti della transizione digitale offrono l’occasione per affrontare queste difficoltà e migliorare la qualità della vita nelle città e nei territori, fortemente condizionata dalla pandemia, a condizione che la missione 1, oltre allo sviluppo e all’adozione di nuove tecnologie, realizzi il diritto di cittadinanza digitale ((identità, domicilio, fruizione di servizi pubblici online, pagamenti online..) così come previsto dal CAD – Codice dell’Amministrazione Digitale DL n.82/2005).

Il punto da cui partire sullo stato dell’arte dei servizi online delle amministrazioni locali è un’indagine, (dati ISTAT), secondo la quale su 109 comuni capoluoghi il 63 % offre meno di 6 servizi completamente eseguibili online.

La strategia del digitale del PNRR per il 2026 fissa i seguenti obiettivi da realizzare:

  • 70% della popolazione con competenze di base per attivare le identità digitali e favorire l’utilizzo dei servizi digitali delle pubbliche amministrazioni;
  • 70% con competenze specialistiche della popolazione (giovani, mondo del lavoro pubblico e privato);
  • 80 % dei servizi pubblici erogati online;
  • 75% delle PA con utilizzo servizi in cloud;
  • 100% delle famiglie e imprese con reti a banda ultra-larga

Tra le tante opportunità in corso è interessante l’avvio della prima annualità del “Servizio Civile Digitale” finalizzata allo sviluppo di servizi di alfabetizzazione digitale della popolazione e al potenziamento delle competenze digitali degli enti, al fine di rafforzare le reti di facilitazione digitale per i cittadini.

La domanda, da presentare agli Enti iscritti al Servizio Civile Universale, consente la formalizzazione di un programma di intervento in relazione all’avviso pubblicato dal Dipartimento delle politiche giovanili. Il 10 marzo scorso è scaduto il primo avviso.

Su questo terreno l’azione del Sindacato, già impegnato in attività di alfabetizzazione digitale, potrà svilupparsi verso ulteriori collaborazioni con Enti Pubblici e del Terzo settore, al fine di ampliare e qualificare l’offerta formativa digitale per i cittadini.


[1]) Nel Veneto su 563 comuni solo 55 hanno una popolazione superiore a 15 mila abitanti, mentre nella Città Metropolitana di Venezia i Comuni sono 44 e solo 14 sopra i 15 mila abitanti.

[2]) (IVSM) L’indice di vulnerabilità sociale e materiale è un indicatore composito di parametri semplici utili per pianificare, e monitorare gli interventi sul territorio. I valori dell’indice sono consultabili su https://ottomilacensus.istat.it/  

[3]) Comuni:Venezia, Spinea, Mira, S.Maria di Sala, Jesolo, Portogruaro, S.Dona di Piave, Mirano, Scorzè, Marcon, Martellago, Noale, Chioggia, Dolo

[4]) Bandi avvisi pubblici in corso: https://italiadomani.gov.it/it/bandi-e-avvisi.html?

[5]) Si distribuisce nel limite massimo di 125,75 milioni di € per il 2022 e il 2023, di 632,65 milioni di € per il 2024, di 855,12 milioni di € per il 2025 e  di 754,52 milioni di € per il 2026.

[6]) Fonte: tuttitalia.it

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